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Disabili o diversamente abili?

La paura delle parole

E' singolare come oggi si cerchi ancora un termine che riesca a parlare di disabilità senza "offendere" , sottigliezze che toccano, spesso, solo le parole.Nei fatti, pur con sensibili miglioramenti rispetto al passato, si procede a rilento e , a volte si usano argomenti e problematiche per uso e consumo propagandistico del momento da molti che, per loro fortuna non toccati dal problema , non comprendono fino in fondo i " veri e propri drammi" che consumano le famiglie .Gli inserimenti "selvaggi",( di cui ho avuto esperienza negli anni 80 )hanno spesso creato situazioni paradossali e rifiuto per situazioni imposte, più da scelte politiche che da orientamenti pedagogici sensati.Dalle classi differenziali ( che includevano anche i ragazzi, definiti caratteriali), si passava a "catapultare", nelle scuole "normali", ragazzi con disabilità grave senza alcuna logica nè per loro nè per il contesto classe( che li accoglieva senza averne neppure gli strumenti di base).Le scuole , non preparate ne' sensibilizzate, si trovavano, così a gestire, spesso, in modo drammatico per tutti, inserimenti ai limiti dell'impossibile.Malumore, disorientamento e incompetenza hanno accolto ragazzi disabili ,confusi dai rumori, disinteressati dalle attività, e , alla fine parcheggiati in aule di "sostegno" con insegnanti rifiutati e declassati ..seppure competenti Accettare la disabilità non vuol dire far finta che non esista ma occorre una logica morale , basata anche su competenze tecniche per offrire vere risposte ai veri bisogni ; non basta una facciata di convenienza che offre false illusioni a molti genitori e ne alimenta la rabbia.L'inserimento deve tenere conto sia della possibilità di integrazione sia della necessità di rispondere in modo mirato al potenziamento delle risorse di chi ha delle limitazioni nel vivere il quotidiano.Esistono tecniche abilitative specifiche che stimolano le competenze residue e calmano le mille ansie di ambienti poco adeguati (basta pensare al caos naturale di una scuola elementare nelle pause)l'integrazione con i gruppi classe è giusta e necessaria solo se rispetta le esigenze del disabile.Esistono momenti in cui i coetanei , non compressi da impegni didattici,riescono a dare anche il loro contatto e affetto; in questi momenti e non in altri si può creare una vera relazione e sviluppare uno scambio emotivo.E' chiaro che il discorso sulle disabilità scolastiche leggere seguono altri percorsi e logiche; è chiaro che ci sono situazioni che, lette nel loro contesto specifico , prevedono soluzioni studiate ad hoc.Un disabile grave necessita, per primo, di un ambiente idoneo e stimolante con specialisti e "terapie " alternative quali :musicoterapia, psicomotricità, massaggi corporei , computer, logopedia, fisioterapia.Tutto questo, all'interno di aule attrezzate nei plessi scolastici, (realtà già presente in molte scuole)permette anche la condivisione di attività con il gruppo classe im momenti meno formali e ricreativi.

L'ipocrisia crea danno e stimola false soluzioni che tengono conto di tutto tranne che dei ragazzi.


 

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