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Le radici della violenza



Cos’è veramente la violenza? Da dove nasce? Perché dilaga?
Secondo I.Filliozat la violenza non è direttamente collegata all’ingiustizia , al ferimento o alla frustrazione ma……piuttosto all’impotenza di gestire le proprie emozioni di fronte a situazioni difficili , alla difficoltà di esprimere i propri bisogni ed ottenere soddisfazione.
L’impossibilità di esprimere la collera (e non la frustrazione in sé ) porta all’accumulo di sentimenti di ingiustizia e di risentimento che non hanno avuto “ascolto” .
La violenza dei bambini e / o dei ragazzi , nelle scuole e nel contesto sociale, ha una radice, spesso ( e stranamente ) sottovalutata dagli adulti che si affrettano a colpevolizzare i geni.
“E’ nato così”, somiglia a….”, “avrà qualcosa di sbagliato nella testa”; ci sono anche gli psicofarmaci per curarli.
Eppure! I bambini “parlano”, i ragazzi “parlano” ma lo fanno con chi ha la capacità di ascoltare.
Quando le parole non arrivano a nessun orecchio, quando i bisogni non vengono più trattenuti, “la violenza si presenta come ultimo tentativo di trasmettere un messaggio , uno sforzo disperato di provocare un contatto e di combattere la terribile impotenza di farsi ascoltare. Ogni essere umano ha bisogno di essere ascoltato e di avere un potere reale nella vita.” ( Filliozat: Il quoziente emotivo)
F. parla quindi di distanza sociale, di assenza di comunicazione, di svalorizzazione , di mancanza di riconoscimento ,come radici della violenza.
La sola repressione ha l’effetto di ritardare ciò, che con il tempo, si caricherà di nuove rabbie per svelarsi in tutta la sua intensità.
Gli adulti non possono accorgersi dei ragazzi solo quando si trovano a reprimere la loro rabbia : da dove arriva tanto odio?
Il bambino diventa spesso il parafulmine delle emozioni antiche e mai espresse dell’adulto nei confronti dei propri genitori; sono meccanismi distruttivi ( spesso sconosciuti o poco ascoltati) che si ripropongono all’infinito e si tramandano .
Le riflessioni sono di obbligo , soprattutto in una società che non ha più modo di contenere l’anarchia dei comportamenti se non un cambio di marcia
I genitori di oggi sono i figli dei patriarchi di un tempo ; liberi dal controllo e pieni di rancore, cercano di dare , ai loro figli, ciò che non hanno avuto; peccato che non abbiano appreso l’educazione delle emozioni.
Si assiste , quindi ad un atteggiamento paradossale : si da di più ma si da male ; soprattutto non si riescono ad evitare le peggiori tossine per l’animo umano.
Si lavora fino all’inverosimile per accontentare i propri figli nei bisogni concreti ma le “violenze quotidiane” che un bambino subisce , sono tante…..da non confondere…. con la giusta “educazione”!
Umiliazioni, atti aggressivi, rabbie incontrollate , sfuggono anche alle migliori intenzioni e sono solo espressione di sofferenze mai risolte.
L’adulto è stanco, sfinito dal consumismo e porta a casa lo stress del presente ed il dolore del passato
In situazioni simili non può che perpetuare la rabbia ma ancora una volta , seppur per motivi diversi, non sopporta che venga espressa mentre rincorre l’inutile.
I genitori non comprendono che i motivi dell’infelicità sono gli stessi di sempre : l’emozione non ha cittadinanza …mai!
Con la collera “in gola” il bambino prepara le sue “nuvole di vento “ , in ogni nuvola mille e mille sentimenti di impotenza pronti a ferire!

“Quando l’aggressore è più forte , la vittima deve sottomettersi reprimendo la collera . Sarà solo quando si troverà in posizione di potere che potrà approfittare per liberarsi dalla sua rabbia . La persona scelta per la vendetta potrà avere delle caratteristiche comuni con l’oggetto di risentimento ma qualsiasi cosa vulnerabile potrà farne le spese”.( Filliozat)


Conclusione: I patriarchi sono morti controllando ogni emozione. Hanno , forse ,dimenticato che nessun controllo può sostituire la coscienza dei sentimenti .
La capacità di rispettare gli altri passa soltanto dal rispetto che ci è stato riconosciuto.

 

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