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Il difficile mondo degli adolescenti

Scuola, Famiglia e Società si interrogano, oggi più che mai, su come arginare le difficoltà di molti adolescenti in crisi; non possono farne a meno e devono prendere atto di un malessere urlato in ogni direzione: bullismo, droga, abuso di alcool , assenza di emozioni e devianza già nella prima adolescenza. Il palleggio delle colpe diventa patetico soprattutto quando ci si chiude nell’immobilismo pensando che qualcuno faccia il primo passo.
Vittorino Andreoli, psichiatra di fama , parla dell’adolescenza come un problema nazionale (e non solo) e lancia un appello ai genitori e agli adulti in genere perché escano dalle teorie e riconquistino gli spazi di autorevolezza necessari alla crescita di chi, muove maldestramente, i primi passi nella vita da adulto.
Dal mio modesto osservatorio emerge una problematica nuova , rispetto al passato: gli adulti ,coinvolti in una relazione con l’adolescente , difficilmente cercano nella relazione il motivo del conflitto, spesso “temono” e “rifiutano” i ragazzi (colpevoli di ferire deliberatamente ), temono le loro reazioni minacciate più o meno velatamente , si giustificano di aver dato tutto e si dichiarano stanchi e delusi….Pochi hanno la consapevolezza di usare il bene materiale come mezzo per ottenere l’ubbidienza , pochi mettono in discussione se stessi e ,mentre perdono il loro potere di guida, si offrono ai ragazzi come facili bersagli da criticare .
Dalle scelte instabili di vita ( separazioni, relazioni precarie e depressioni ) agli errori educativi più visibili ( soddisfazione di bisogni puramente materiali, mancanza di ascolto dei segnali di disagio, difficoltà ad imporre stili educativi personalizzati per abdicare a scelte di massa) si delinea un decadimento del modello adulto.Si innesca, quindi, un paradosso: la provocazione che richiede , in modo più o meno inconsapevole, un “principio di autorità”(che rassicura e contiene le ansie )ottiene solo umiliazione e offesa in contemporanea,alla resa ; i genitori si sentono incerti ed oscillano tra la rabbia , il permissivismo eccessivo ( originato da sensi di colpa pregressi derivati dalle assenze ) ed una sorta di “protezione ad oltranza”che origina circoli viziosi senza fine.
Il ragazzo diventa quindi “onnipotente” nella sua impotenza e chiama in causa insegnanti, educatori e sociologi alla ricerca di soluzioni efficaci.
Il problema è complesso ma spesso viene liquidato imputando l’ adolescente, come se avesse in sé il seme del male, della devianza. Il bullo è colpevole di essere bullo e , molte volte, la stessa famiglia , lo disconosce come prodotto proprio.
Poco si ricerca nella disistima globale di un mondo adulto “senza testa” che dovrebbe tracciare le linee guida, nella delicata fase dell’adolescente, ma che si mostra fragile ed incoerente , impaurito e con un ruolo da reinterpretare.
I vecchi patriarchi , presi a modello, per tirarsi fuori dai giochi, appartengono alla storia e risulta inutile la nostalgia di metodi educativi che non hanno più diritto di cittadinanza. Il nuovo assetto sociale e le condizioni attuali rendono sterili frasi retoriche del “ai miei tempi”pronunciate dagli anziani che non si rassegnano a comportamenti “inaccettabili “giovanili..A cosa serve cercare vecchie soluzioni a nuovi problemi?
Anche la scuola che, si trova ad accogliere gruppi di adolescenti esplosivi, non può più limitare il suo raggio di azione e deve inserire una nuova marcia ;il disagio si moltiplica a dismisura e serve molta intelligenza affinché non si arrivi ad un conflitto tra adulti “colpevoli”che a nulla servirebbe.
Occorre , forse, armarsi di nuovi strumenti e soprattutto di spazi in cui condividere la difficoltà di gestione e cercare la coerenza educativa da offrire al posto della svalutazione continua ed inutile.
La nuova società richiede la condivisione di ciò che un tempo era terreno privato; gli adolescenti sono futuri adulti e non è davvero possibile delegare le responsabilità ; gli adolescenti in difficoltà sono figli e alunni, sono ragazzi che portano il loro malessere dovunque ed è troppo semplice stare alla finestra a trovare nemici…..
Forse siamo tutti responsabili del malessere giovanile, l’intero sistema lo è quando è porta modelli adulti, quanto meno improponibili ! Un genitore , pur avendo delle proprie responsabilità, si trova a dover neutralizzare i media , la corruzione lampante che si pone come se non ci fosse, la corsa al denaro pubblicizzato in ogni luogo, i modelli trasgressivi propinati come un modo di essere vincente , ecc ecc
Io spero che il mondo si guardi e nell’osservarsi si abbia voglia di fare qualche passo indietro per riprendersi una umanità che contempli la passione , i valori e l’empatia .
Nel mondo dei ragazzi ci vivo, respiro le loro incertezze ed i loro veri bisogni ; tocco le loro paure del futuro e le loro risorse che , in silenzio, aspettano delle speranze.

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