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Miti e leggende

 Le leggende ed i miti hanno un fascino particolare e raggiungono la profondità delle emozioni……..

Il mito di Narciso

Una mattina Iiriope, mentre faceva il bagno, fu sedotta dal fiume Cefiso.
Dopo nove mesi partorì un bambino e lo stesso giorno chiese ad un indovino quante probabilità avesse suo figlio di vivere sino alla vecchiaia.
L’indovino rispose: “Vivrà finchè non vedrà la sua immagine riflessa”
Liriope fece sparire tutte le superfici riflettenti
A sedici anni, Narciso, divenne il più ragazzo del paese,ma non aveva amici e tanto meno amate
Una volta un ragazzo gli scrisse un bigliettino su cui scrisse: “Dammi un pegno che mi ami, senza di te preferirei morire”
Narciso gli inviò come pegno una spada per dimostrargli che la sua morte non era un suo problema.
Un giorno , nonostante le precauzioni prese, Narciso si specchiò in un fiume e si innamorò della sua immagine….
Le versioni sono due: Narciso morì annegato, l’altra parla di morte da pugnale con il quale il giovane si diede la morte.
Dal suo corpo nacque un fiore ,narciso, che , a volte, presenta piccole macchiette rosse , prova del sangue del ragazzo.

Il mito di Piramo e Tisbe

Piramo e Tisbe erano due innamorati; appartenevano a due famiglie che si odiavano a morte:
Piramo e Tisbe abitavano nello stesso palazzo; un giorno sorpresi a baciarsi, furono rinchiusi in due sgabuzzini ,nelle cantine dell’edificio.
Le pareti che dividevano le prigioni avevano un piccolo buco sfuggito all’attenzione degli adulti e da quella piccola apertura si sussurravano le frasi d’amore più tenere mentre progettavano un piano per fuggire.
La nutrice di Tisbe era una donna ingenua e fu facile sottrargli le chiavi mentre Piramo si mise d’accordo con il suo guardiano che fece finta di essere stato aggredito. Si diedero appuntamento nel bosco di Nini, vicino ad una fonte ed un albero di gelso dai frutti bianchi; Tisbe giunse per prima ma incontrò una leonessa con la bocca insanguinata.
Cercò di fuggire e la leonessa riuscì a strappargli solo il mantello che si sporcò di sangue.
Quando giunse Piramo vide il mantello insanguinato ; disperato per la presunta morte dell’amata sfilò il pugnale dalla cintura e si diede la morte.
Il suo sangue arrivò ai piedi del gelso cambiando il colore dei frutti che diventarono neri
Tisbe tornò sui suoi passi superando ,per amore, la paura della leonessa ma, giunta sul luogo dell’incontro, vide il suo adorato ragazzo che, agonizzante ; Piramo fece appena in tempo di darle un ultimo sguardo prima di morire.
Tisbe non sopportò il dolore , sfilò il pugnale , baciò , per l’ultima volta, Piramo e si diede la morte.
 

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